L’Issipile, Vienna, van Ghelen, 1732

 ATTO SECONDO
 
 
 SCENA PRIMA
 
 EURINOME e LEARCO in disparte
 
 EURINOME
 Ah che per tutto io veggo
 qualche oggetto funesto
 che rinfaccia a quest'alma i suoi furori.
 Voi solitari orrori
410da' seguaci rimorsi
 difendete il mio cor. Ditemi voi
 che per me più non erra invendicata
 l'ombra del figlio mio, che più di Lete
 non sospira il tragitto,
415e che val la sua pace il mio delitto.
 LEARCO
 (Ecco Issipile. Ardire). (Esce dal bosco)
 EURINOME
                                             Alcun s'appressa.
 Numi! Chi giunge mai?
 LEARCO
 Cara. (Credendola Issipile la prende per mano)
 EURINOME
               Chi sei? Qual voce? (Scostandosi da Learco spaventata)
 LEARCO
                                                     (Ah m'ingannai). (Torna nel bosco)
 EURINOME
 Misera me. Qual gielo
420per le vene mi scorre! È di Learco
 quella voce che intesi. Ah dove sei?
 Non celarti al mio sguardo.
 Spiegami il tuo ritorno.
 Parla. Che vuoi? Perché mi giri intorno?
 
425   Ombra diletta
 del caro figlio esangue,
 non chiedermi vendetta,
 l'avesti già da me.
 
    Qual pace mai
430e qual riposo avrai,
 se non ti basta il sangue
 che si versò per te. (Va agitata per la scena cercando il figlio)
 
 SCENA II
 
 ISSIPILE frettolosa e detta
 
 ISSIPILE
 Qui pria di me dovrebbe
 esser Rodope giunta. Eccola. Amica,
435vola a Giasone. Digli (S’incontra in Eurinome e la crede Rodope)
 che vive il re, che seco
 ora al porto verrò. Senti. Potrebbe
 Giason co' suoi seguaci
 all'incontro venirne e il nostro scampo
440assicurar così. (Va verso il bosco)
 EURINOME
                              Qual trama ignota
 la fortuna mi scuopre! Intendo o figlio
 perché intorno mi giri. Io dunque invano
 scelerata sarò? Vivrà il tiranno?
 Ah non fia ver. Che tutto
445io perderei della mia colpa il frutto. (Parte furiosa)
 
 SCENA III
 
 ISSIPILE e LEARCO
 
 ISSIPILE
 Ecco le sacre piante ove si cela
 l'amato genitore. Al primo arrivo
 l'ombra, il timor, l'impaziente brama
 i miei passi confuse. Or non m'inganno.
450Padre, signor, t'affretta.
 LEARCO
                                              (È pur la voce (Esce dal bosco)
 questa dell'idol mio. Coraggio. Oh dei
 palpita il cor, mentre m'appresso a lei).
 ISSIPILE
 Vieni. Dove t'aggiri? I passi ascolto
 e trovarti non so. Fra questo orrore
455forse... Pur t'incontrai. (Incontra Learco e lo prende per mano)
 LEARCO
                                             (M'assisti amore).
 ISSIPILE
 Tu tremi o padre! Ah non temer. Giasone
 ci assicura la fuga. Ei non ha molto
 giunse al porto di Lenno.
 LEARCO
                                                (Ahimè, che ascolto!)
 ISSIPILE
 Già da lungi rimiro
460lo splendor delle faci.
 LEARCO
                                         (Io son perduto).
 ISSIPILE
 Ed ascoltar già parmi
 le voci del mio ben.
 LEARCO
                                      (Torno a celarmi). (Torna al bosco)
 ISSIPILE
 Dove vai? Perché fuggi? Oh come mai
 gli animi più virili
465la sventura avvilisce?
 
 SCENA IV
 
 EURINOME e seco baccanti ed amazzoni, con faci accese ed armi, e detti
 
 EURINOME
                                          Olà cingete
 compagne il bosco intorno ed ogni uscita
 del giardino reale.
 ISSIPILE
                                    (Ah fu presago
 di Toante il timor).
 EURINOME
                                      Scoperta sei. (Ad Issipile)
 Palesa il padre.
 ISSIPILE
                               (Ah m'assistete o dei).
470Mi si chiede un estinto?
 EURINOME
                                               Eh di mensogne
 or più tempo non è. V'è chi t'intese
 chiamarlo a nome e ragionar con lui.
 ISSIPILE
 Purtroppo è ver. L'imagine funesta
 sempre mi sta sugli occhi. In ogni loco
475siegue la fuga mia. Mi chiama ingrata,
 mi sgrida, mi rinfaccia
 che vide per mia colpa il giorno estremo.
 EURINOME
 (Io gelo e so che finge).
 ISSIPILE
                                             (Io fingo e tremo).
 EURINOME
 Eh gl'inganni son vani.
 ISSIPILE
                                             Oh dio nol vedi
480Eurinome tu stessa? Osserva il ciglio
 tumido di furor, molle del pianto
 che s'esprime dal cor quando s'adira.
 Il bianco crin rimira
 che di tiepido sangue ancor stillante
485gli ricade sul volto. Odi gli accenti.
 Vedi gli atti sdegnosi. Ombra infelice
 son punita abbastanza. Ascondi, ascondi
 la face, oh dio, caliginosa e nera
 e i flagelli d'Aletto e di Megera.
 EURINOME
490Misera principessa. Io sento in seno
 pietà per te.
 ISSIPILE
                          (Si commovesse almeno).
 EURINOME
 L'orror di queste piante
 è di larve importune infausto nido.
 Ardetele, o compagne. In un istante
495vada in cenere il bosco.
 ISSIPILE
                                             Ah no; fermate.
 Alla dea delle selve
 sacre son quelle piante.
 EURINOME
                                             Eh non si ascolti.
 ISSIPILE
 Dunque né pur gli dei dal tuo furore
 empia saran sicuri? Il reo comando
500vi sarà chi eseguisca?
 EURINOME
                                          Incauta. Oh come
 tradisci il tuo segreto. Ecco la selva
 dove ascoso è Toante. Andate amiche,
 traetelo al supplicio. (Entrano le amazzoni nel bosco di Diana)
 ISSIPILE
                                         Aimè sentite.
 Misera! Che farò? Numi del cielo.
505Eurinome pietà.
 EURINOME
                                 Del figlio mio
 non l'ebbe il padre tuo.
 ISSIPILE
                                             Se tanto sei
 avida di vendetta aprimi il seno,
 feriscimi per lui. Supplice, umile
 eccomi a' piedi tuoi. (S’inginocchia)
 EURINOME
                                         (Sento a quel pianto
510lo sdegno intiepidir).
 ISSIPILE
                                          Placati o cambia
 oggetto al tuo furor. Per quanto accoglie
 di più sacro per noi la terra e il cielo.
 Per le ceneri istesse
 del tuo caro Learco.
 EURINOME
                                      Ah questo nome
515rinnova il mio furor. Mora il tiranno (Snuda la spada)
 e mora di mia man. Non son contenta
 finché del sangue suo fatto vermiglio
 quest'acciaro non veggo. (Crede incontrar Toante. Ma nell’atto di rivoltarsi incontrandosi in Learco, che vien condotto dalle amazzoni fuori del bosco, resta immobile e le cade la spada di mano)
 LEARCO
                                                Ah madre!
 EURINOME
                                                                      Ah figlio!
 ISSIPILE
 Che avvenne! Io son di sasso. (S’alza)
 
 SCENA V
 
 RODOPE e detti
 
 RODOPE
520Dei! Learco in catene?
 Come salvarlo mai? Finger conviene.
 EURINOME
 Sei pur tu? Son pur io?
 LEARCO
                                             Così nol fossi
 per soverchia pietà madre crudele.
 EURINOME
 Misera me! T'uccido
525dunque per vendicarti! Ah torni in vita
 per farmi rea della tua morte. Oh quanto,
 quanto figlio mi costa
 di questi amari amplessi
 l'inumano piacer!
 RODOPE
                                    Compagne il reo
530ad un tronco s'annodi; e segno sia
 alle nostre saette. (Le amazzoni legano Learco ad un tronco)
 EURINOME
                                    Ah no crudeli.
 RODOPE
 Eurinome si tragga
 a forza altrove, onde non turbi l'opra
 il materno dolor.
 ISSIPILE
                                  Misera madre!
 EURINOME
535Pietà Rodope.
 RODOPE
                             E vuoi
 l'istesse leggi tue porre in oblio?
 EURINOME
 Issipile pietà.
 ISSIPILE
                            Che far poss'io?
 RODOPE
 S'affretti la sua morte,
 se il partir differisce anche un momento.
 EURINOME
540Oh tormento maggior d'ogni tormento.
 
    Ah che nel dirti addio
 mi sento il cor dividere
 parte del sangue mio,
 viscere del mio sen.
 
545   Soffri da chi t'uccide,
 soffri gli estremi amplessi.
 Così morir potessi
 nelle tue braccia almen. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 ISSIPILE, RODOPE e LEARCO
 
 LEARCO
 Vedi nella mia sorte
550i funesti trofei di tua bellezza
 Issipile crudele. Al duro passo
 giungo per troppo amarti.
 ISSIPILE
                                                  Il fabro sei
 tu della tua sventura.
 LEARCO
                                         Era già scritta
 ne' volumi del fato allorch'io nacqui.
 ISSIPILE
555Infelice momento in cui ti piacqui!
 
    Nell'istante sfortunato
 ch'a' tuoi sguardi io parvi bella
 lo splendor d'iniqua stella
 funestava i rai del ciel.
 
560   D'un amor sì disperato
 l'odio stesso è men crudel. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 RODOPE, LEARCO
 
 RODOPE
 Compagne in questo loco
 a Nemesi men grata
 la vittima sarà. Pubblico sia
565e sia solenne il sacrificio. Andate.
 In faccia al popol tutto
 l'ara s'innalzi; e se le aduni intorno
 la schiera vincitrice. Io resto intanto
 in custodia del reo. (Partono le amazzoni)
 LEARCO
                                       Così tiranna
570Rodope non credei.
 RODOPE
                                      Conosci ingrato
 meglio la mia pietà. Finsi rigore,
 per deluder l'insano
 feminile furor.
 LEARCO
                              Se dici il vero
 disponi del cor mio.
 RODOPE
                                       Da te non bramo
575un pattuito amor.
 LEARCO
                                   Forse non credi
 i miei detti veraci?
 Giuro agli dei...
 RODOPE
                                Taci, Learco, taci.
 Non voglio che il mio dono
 ti costi uno spergiuro. Ecco ti rendo
580e libertade e vita. (Lo scioglie)
 LEARCO
 Ma della tua pietà qual premio avrai?
 RODOPE
 Già premiata son io. Ma tu nol sai.
 
    Tu non sai che bel contento
 sia quel dire: «Offesa sono;
585lo rammento; ti perdono;
 e mi posso vendicar».
 
    E mirar frattanto afflitto
 l'offensor vermiglio in volto
 che pensando al suo delitto
590non ardisce favellar. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 LEARCO solo
 
 LEARCO
 Dal tuo letargo antico
 se destar non ti sai, perché ti scuoti
 languida mia virtù? Che vuoi con questi
 rimorsi inefficaci? O regna o servi.
595Io non ti voglio in seno
 che vinta affatto o vincitrice appieno.
 
    Affetti non turbate
 la pace all'alma mia,
 sia vostra scelta o sia
600l'oprar necessità.
 
    Perché rei vi credete,
 se liberi non siete?
 Perché non vi cangiate,
 se avete libertà. (Parte)
 
 SCENA IX
 
  Campagna a vista del mare sparsa di tende militari. Sole che spunta.
 
 GIASONE solo
 
 GIASONE
 
605   Fra dubbi penosi
 confuso, ravvolto
 risolver non osi
 mio povero cor.
 
    Adori quel volto,
610detesti quell'alma
 e perdi la calma
 fra l'odio e l'amor.
 
 E sarà ver che tanto
 inganni un volto! Oh delle fiere istesse
615Issipile più fiera! Ai boschi ircani
 accresceresti un nuovo
 pregio di crudeltà. Là non s'annida
 tigre sì rea che il genitore uccida.
 E fra me la difendo! E invento ancora
620scuse alla mia dimora! Il proprio inganno
 confessar non vorresti
 orgoglioso mio cor. Degna d'amore
 giudicasti costei
 e ancor difendi il tuo giudizio in lei.
625Ma nasce il giorno; e voi (Siede sopra un sasso)
 stanchi di vaneggiar vegliate ancora
 languidi spirti miei. Però vi sento
 con tumulto più lento
 confondervi nel sen. S'aggrava il ciglio
630e le fiere vicende
 de' molesti pensier l'alma sospende. (S’addormenta)
 
 SCENA X
 
 GIASONE che dorme e LEARCO
 
 LEARCO
 Abbastanza finora
 malvaggio io fui. Di variar costume
 dopo tanti perigli
635ormai tempo saria. Son stanco alfine
 di tremar sempre al precipizio appresso,
 d'ammirar gli altri e d'abborrir me stesso.
 Ma che veggo? Il rivale
 dorme colà. Felice te! Nascesti
640sotto un astro benigno. A te si serba
 la bella mia nemica. Io disperato
 pianger dovrò; fra gli amorosi amplessi
 tu riderai di me. Né poca parte
 fia delle gioie tue la mia sventura.
645Oh imagine crudele
 che mi lacera il cor! No. Non si lasci
 la vita a chi m'uccide. (Impugna uno stile)
 Mori... Che fo? Son questi (Vuol ferirlo e si pente)
 quei sensi generosi onde poc'anzi
650riprendeva me stesso? (Resta pensoso)
 
 SCENA XI
 
 ISSIPILE, LEARCO, GIASONE che dorme
 
 ISSIPILE
                                             Il genitore
 dove mai troverò? Forse... Learco!
 Perché stringe quel ferro?
 LEARCO
                                                  Ignota al mondo (Fra sé)
 sarà questa virtù. S'io non l'uccido,
 perdo la mia vendetta
655né gloria acquisto. E mi sarebbe un giorno
 tormentosa memoria
 questa pietà che inopportuna usai.
 Si vibri il colpo. (S’incamina in atto di ferir)
 ISSIPILE
                                 Ah traditor, che fai? (Trattenendogli il braccio)
 LEARCO
 Lasciami.
 ISSIPILE
                     Non sperarlo.
 LEARCO
                                                Il ferro io cedo
660se meco vieni.
 ISSIPILE
                             Un fulmine di Giove
 m'incenerisca pria.
 LEARCO
                                      Dunque per lui
 non si trova pietà. (Tenta liberar il braccio)
 ISSIPILE
                                     Vedi ch'io desto
 lo sposo; e sei perduto.
 LEARCO
                                            Ah taci. Io parto.
 ISSIPILE
 No. La man disarmata
665m'abbandoni l'acciaro.
 LEARCO
                                            Eccolo ingrata. (Learco pensa un momento e poi lascia lo stile in mano d’Issipile)
 Prence! Tradito sei. (Scuote Giasone e fugge)
 ISSIPILE
 Ferma. (Giasone si sveglia, s’alza con impeto e nell’atto di voler snudar la spada, s’avvede d’Issipile che tiene impugnato lo stile e resta sorpreso)
 
 SCENA XII
 
 GIASONE ed ISSIPILE
 
 GIASONE
                  Chi mi tradisce? Eterni dei!
 ISSIPILE
 Sposo.
 GIASONE
                Ah barbara donna
 io che ti feci mai? Di qual delitto
670mi vorresti punir? L'averti amata
 merita un gran castigo
 ma non da te. D'abitatori il mondo
 empia spogliar vorresti,
 perch'al tuo fallo un testimon non resti.
 ISSIPILE
675Può radunar la sorte
 più sventure per me? Signor t'inganni.
 Io non venni a svenarti.
 GIASONE
                                              E quell'acciaro
 e quel volto smarrito e quella voce
 che tua non fu, che mi destò dal sonno,
680non ti convince assai?
 ISSIPILE
 Altri tentò svenarti; io ti salvai.
 GIASONE
 Sì veramente ho grandi
 prove di tua pietà. Chi uccise un padre
 custodirà lo sposo.
 ISSIPILE
                                    Io non l'uccisi.
 GIASONE
685Ma se 'l tuo labro...
 ISSIPILE
                                     Il labro
 fu forzato a mentir.
 GIASONE
                                      Se il re trafitto
 nella reggia vid'io.
 ISSIPILE
                                     Veder ti parve
 ma non vedesti il re.
 GIASONE
                                        Dunque Toante
 additami dov'è.
 ISSIPILE
                                Ne cerco invano.
 GIASONE
690Perfida, e crederesti
 così stolto Giasone? Anche il disprezzo
 aggiungi al tradimento. Il tuo delitto
 mi palesi tu stessa, ognun l'afferma,
 testimonio io ne sono; ed or pretendi
695innocente apparir. Mi desto e trovo
 te confusa ed armata,
 pronta a ferirmi; e assicurar mi vuoi
 che per difesa mia mi vegli accanto.
 Tessaglia non produce
700gli abitatori suoi semplici tanto.
 ISSIPILE
 Vedrai...
 GIASONE
                   Vidi abbastanza.
 ISSIPILE
 Né vuoi...
 GIASONE
                     Né voglio udirti.
 ISSIPILE
                                                     E credi...
 GIASONE
                                                                        E credo
 che son reo se t'ascolto.
 ISSIPILE
 Dunque...
 GIASONE
                      Parti.
 ISSIPILE
                                   E l'amore?
 GIASONE
705Con rossor lo rammento.
 ISSIPILE
                                                E sono?...
 GIASONE
                                                                    E sei
 oggetto di spavento agli occhi miei.
 ISSIPILE
 Ah furie abitatrici
 di quest'orride sponde. Intendo, intendo.
 L'innocenza è delitto. È poco il sangue
710di cui miro vermiglio il suol natio.
 Saziatevi una volta; eccovi il mio. (Vuol ferirsi)
 GIASONE
 Fermati. (La trattiene)
 ISSIPILE
                     Che pretendi?
 Chi la mia morte a trattener ti muove?
 GIASONE
 Mori, se vuoi morir, ma mori altrove. (Le toglie e getta lo stile)
 ISSIPILE
715Almen...
 GIASONE
                   Lasciami in pace.
 ISSIPILE
 Ascoltami.
 GIASONE
                       Non voglio.
 ISSIPILE
 Uccidimi.
 GIASONE
                      Non posso.
 ISSIPILE
                                            Un guardo solo.
 GIASONE
 È delitto il mirarti.
 ISSIPILE
 Idol mio. Caro sposo.
 GIASONE
                                         O parto, o parti.
 ISSIPILE
 
720   Parto, se vuoi così.
 Ma questa crudeltà
 forse ti costerà
 qualche sospiro.
 
    Conoscerai l'error
725ma il tardo tuo dolor
 ristoro non sarà
 del mio martiro. (Parte)
 
 SCENA XIII
 
 GIASONE, poi TOANTE
 
 GIASONE
 Partì. Lode agli dei.
 Vi seducea quel pianto
730durando anche un momento affetti miei.
 Lunge da questo cielo
 vadasi ormai. La lontananza estingua
 un vergognoso amor.
 TOANTE
                                         Principe. Amico.
 GIASONE
 Signor! M'inganno? O sei
735tu di Lenno il regnante?
 TOANTE
                                               Almen lo fui.
 GIASONE
 Son fuor di me. Come risorgi? Estinto
 nell'albergo real ti vidi io stesso.
 O sognavo in quel punto o sogno adesso.
 TOANTE
 Vedesti un infelice
740avvolto in regie spoglie. E quel sembiante
 poco dal mio diverso
 altri ingannò. Questa pietosa frode
 Issipile inventò per mia difesa.
 GIASONE
 Ah di tutto innocente
745dunque è la sposa mia. Toante or ora
 ritorno a te. (In atto di partire con fretta)
 TOANTE
                          Perché mi lasci?
 GIASONE
                                                          Io voglio
 raggiungere il mio ben. Saprai, saprai
 quanto ingiusto l'offesi. (Come sopra)
 TOANTE
                                               Odi. Che fai?
 Le feminili schiere,
750cui l'evento felice orgoglio accresce,
 scorron per ogni loco. E se t'inoltri
 così senza seguaci,
 né il tuo sangue risparmi
 né difendi la sposa.
 GIASONE
                                      All'armi, all'armi. (Verso le tende)
755Destatevi, sorgete,
 seguitemi o compagni.
 TOANTE
                                            Ai vostri passi
 io servirò di scorta.
 GIASONE
                                      Ah no saresti
 impaccio e non difesa. In mezzo all'ire
 io tremerei per te. Compagni oh dio
760troncate le dimore. (Con impazienza e fretta)
 Oh sposa! Oh amico! Oh tenerezze! Oh amore!
 
    Io ti lascio e questo addio
 se sia l'ultimo non so.
 
    Tornerò coll'idol mio
765o mai più non tornerò. (Parte. Giasone parte seguito dagli argonauti che nel tempo dell’aria si vedono uscir dalle tende e radunarsi in scena)
 
 SCENA XIV
 
 TOANTE solo
 
 TOANTE
 No, restar non vogl'io
 d'Issipile al periglio
 placido spettator. L'amor di padre
 alle tremule membra
770vigore accrescerà. Forte diviene
 ogni timida fiera
 in difesa de' figli. Altrui minaccia,
 depone il suo timore
 e l'istessa viltà cangia in valore.
 
775   Tortora che sorprende
 chi le rapisce il nido
 di quell'ardir s'accende
 che mai non ebbe in sen.
 
    Col rostro e con l'artiglio
780se non difende il figlio,
 l'insidiator molesta
 con le querele almen.
 
 Ballo d’amazzoni lennie disprezzate da guerrieri tessali.
 
 Fine dell’atto secondo